Dal Codice Rocco alla Sorveglianza Speciale

da Dic 15, 2019News

In occasione dell’udienza di domani 16 dicembre, pubblichiamo l’articolo di Carlo Maria Tresso sulla richiesta della Procura di applicazione delle restrizioni alla libertà personale nei confronti di Paolo, Eddi e Jacopo.

di Carlo Maria Tresso

Il 16 dicembre a Torino si terrà l’ultima udienza per decidere se limitare la libertà personale di tre ragazzi, Paolo, Eddi e Jacopo, accusati di …. nessun reato!!!

Sono ragazzi che sono stati in Rojava, nord est della Siria, a fianco del popolo curdo, impegnati in operazioni civili e, due di loro, anche militari; al loro ritorno si sono trovati perseguitati dalle forze dell’ordine perché ritenuti “socialmente pericolosi”, pur non essendo loro imputato alcun delitto.

Nei loro confronti è aperto un procedimento su richiesta delle forze di polizia affinché venga loro applicata la “misura di sicurezza preventiva” della “sorveglianza speciale”: si tratta di una misura risalente al codice penale Rocco perfettamente coerente con l’ideologia totalitaria che l’ha generata.

Sulla base di “semplici sospetti” che una persona “possa” commettere dei reati il giudice può decidere una serie di misure gravemente incidenti sulla vita quotidiana: obbligo di dimora, divieto di partecipare a manifestazioni pubbliche, ritiro della patente e delle licenze, …

Altro che “Minority report”, per finire in questo inferno basta niente! … anche solo avere un’idea dell’ordine sociale differente da quella dominante.

Paradossalmente, infatti, nel corso del procedimento è stato chiarito che la loro pericolosità non consiste nell’essere stati in Rojava, ma nell’aver partecipato a cortei (come quello del 1 maggio) o aver organizzato presidi pubblici dove esprimevano le loro idee.

Oggi sussiste il rischio concreto che la magistratura torinese accolga la richiesta e applichi la misura sulla base della loro unica colpa: far parte di organizzazioni politiche che fanno della solidarietà la loro bandiera e che tuttavia in questo periodo sono perseguitate sistematicamente dalle forze dell’ordine che vedono in loro potenziali terroristi.

Il rispolvero di una pena fascista assolutamente incostituzionale, che oggettivamente si presta ad applicazioni arbitrarie, dovrebbe provocare vergogna non solo in chi la propone ma a tutta la popolazione che crede nei valori democratici.

Per questo mi sembra importante chiedere che sia difesa la legalità e la Costituzione, ragionando su quanto ancora c’è di fascista in noi e nel nostro ordinamento, nonché che siano difesi i ragazzi che comunque – al di là del fatto che si sia d’accordo o meno con le loro idee – devono essere tutelati nei loro diritti fondamentali.

#paoloeddiejacopoliberi