LA MARCIA SU ROMA CENT’ANNI DOPO

Oggi, 28 ottobre 2022, non è un giorno qualsiasi, infatti il 28 ottobre di cent’anni fa avveniva la marcia su Roma, capitanata da Benito Mussolini, allora futuro dittatore italiano. Una nuvola nera si stendeva sulla penisola italica inaugurando il periodo più tragico della storia del nostro paese.
Quel giorno migliaia di militanti fascisti marciarono su Roma su ordine di Mussolini. Due giorni dopo, il re, Vittorio Emanuele III di Savoia, conferiva a Mussolini l’incarico di formare il primo governo fascista, sostituendo il governo Facta che sarà per più di vent’anni l’ultimo governo democratico italiano, fino all’ 8 settembre 1943, quando il re, dopo aver fatto arrestare Mussolini, conferirà l’incarico di istituire un nuovo governo al generale piemontese Pietro Badoglio.
Erano anni molto complessi dal punto di vista politico. Era da poco finita la prima guerra mondiale ed era nata da poco la prima importante dittatura totalitaria del novecento, ovvero il regime comunista sovietico, che spaventava la borghesia imprenditoriale e i possidenti agrari italiani che sostennero economicamente il nascente movimento fascista.
Dal punto di vista degli ideali in campo, erano anni molto tumultuosi e condizionati dall’avvento del capitalismo americano e dal conflitto politico tra socialismo e comunismo. Benito Mussolini inizialmente si colloca tra le file del partito socialista italiano, del quale è un fervido militante ma che poi successivamente abbonderà per creare il fascismo assieme ad alcuni suoi vecchi compagni di partito, diventando un durissimo reazionario.
Le istituzioni democratiche esistenti all’epoca risultarono inadeguate ad affrontare l’avvento del fascismo nel panorama politico italiano e non sembrarono comprendere il rischio esistente del possibile avvento al potere della dittatura fascista e, di conseguenza, non riuscirono a fermare il fenomeno fascista sul nascere. Ma la figura che ha maggiori responsabilità della presa di potere fascista è il Re Vittorio Emanuele III, che ingenuamente il 30 ottobre affida l’incarico a Mussolini non capendone le reali intenzioni, ovvero quello di creare uno dei più terribili regimi dittatoriali d’Europa.
La salita al potere del fascismo ha un impatto non solo in Italia ma anche all’estero, poiché lo stesso Adolf Hitler si ispirerà a Mussolini per creare la Germania nazista.
Per comprendere il fascismo e gli italiani che lo hanno sostenuto bisogna fare riferimento a una citazione dello stesso Mussolini: “Io non ho inventato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani”, affermando così che il fascismo è qualcosa che farebbe parte integrante del carattere italiano.

I motivi per cui probabilmente in tanti italiani hanno creduto nel fascismo sono due, Mussolini, che proveniva da una famiglia di umili origini ed era nato a Predappio nella provincia romagnola, fin da subito si presentò come un personaggio molto vicino alla cultura popolare e alla gente. Storiche sono infatti le sue foto che lo ritraggano con i contadini in mezzo ai campi, immagini che volevano dare non solo il messaggio di essere lui una figura vicina al popolo ma anche di un’Italia umile che poteva cercare una nuova grandezza. Il secondo motivo per cui la maggior parte degli italiani ha sostenuto il fascismo era il suo ideale irreale di poter ricostruire in Italia una sorta di impero romano, alimentando così un’illusione collettiva che provocherà poi una completa disfatta.
Dopo l’episodio della marcia su Roma diventeranno istituzionali le terribili angherie commesse dai fascisti, tra cui la persecuzione degli avversari politici, delle persone di origini ebraiche, degli intellettuali dissidenti e degli omossessuali.
Ma forse, la maggiore dimostrazione di potere da parte di Mussolini non avvenne il 28 ottobre 1922, bensì tre anni dopo, il 3 gennaio 1925, quando, di fronte al parlamento, si assume la responsabilità politica dell’uccisione del politico socialista Giacomo Matteotti e il parlamento non si ribella.
Il 28 ottobre è una data che ha avuto una fortissima influenza sulla storia italiana, infatti ancora oggi il fascismo è molto presente nel dibattito culturale pubblico italiano. Questo è il frutto non solo di un’incapacità delle istituzioni democratiche prefasciste ma anche delle istituzione democratiche postfasciste, che non hanno saputo affrontare il problema, anzi, facendo in molti casi tutto il possibile per non affrontarlo. L’influenza culturale del fascismo la si è vista chiaramente a cavallo tra gli anni 60 e 70, quando in Italia ci fu una specie di guerra civile non dichiarata tra terrorismo di stampo comunista, che aveva usurpato l’eredità della resistenza partigiana, e i movimenti terroristici neofascisti.
Quello del fascismo pare essere, per il nostro paese, un problema irrisolvibile. Nessun movimento politico è mai riuscito a storicizzare il fascismo eliminandolo così dal dibattitto pubblico contemporaneo, e questo probabilmente perché il periodo del ventennio fascista ha costituito una realtà estremamente traumatica e rivelatrice per l’Italia. Il fascismo è probabilmente qualcosa che non riusciremo mai a metterci alle nostre spalle. Aveva forse ragione un altro martire della violenza fascista, quel Piero Gobetti che, a proposito del fascismo, aveva parlato di autobiografia della nazione.