Primarie online del PD a Torino tra dubbi e sospetti

da Gen 25, 2021Elettorale, News

Primarie PD_Blockchain

di Luca Perrone

 

A movimentare, e non poco, la vita politica del Partito Democratico a Torino e soprattutto il dibattito sulla candidatura a sindaco, la scorsa settimana è giunta da Stefano Vaccari (responsabile dell’organizzazione al Nazareno) la notizia che entro il prossimo febbraio la segreteria nazionale metterà a disposizione delle federazioni locali una nuova piattaforma per il voto online basata sulla tecnologia blockchain, utilizzabile per le primarie al candidato a sindaco della città, atteso che le primarie tradizionali in presenza difficilmente potrebbero svolgersi durante la pandemia da COVID-19.

Senza volersi direttamente addentrare nelle strategie della segreteria nazionale e nella riapertura di un dibattito interno tra il candidato (Lo Russo) sul quale convergeva la segreteria metropolitana di Mimmo Carretta assieme alla maggioranza degli amministratori locali del partito e il suo più accreditato concorrente individuato in Salizzoni da parte delle correnti di sinistra del partito e dai principali parlamentari PD piemontesi, vale la pena soffermarsi sulla piattaforma online che sembra essere stata quasi messa a punto e soprattutto sulla tecnologia blockchain sulla quale sarebbe basata.

Stefano Lo Russo

Premesso che in prima battuta il Nazareno aveva avuto da obiettare su delle primarie online (a mio parere giustamente, visto che il paragone con la piattaforma Rousseau è stato subito fatto dai media), ancora nel novembre dello scorso anno Vaccari aveva detto a Saverio Mazza che il progetto era ancora in corso, ma che da quella data non se ne aveva avuto più notizia, è bene fare un breve excursus.

A inizio del marzo 2019 (quando al governo ancora c’erano M5S e Lega), dopo le numerose critiche, in primis quelle del Garante alla Privacy, all’opacità del voto sulla piattaforma Rousseau e alla sua scarsa sicurezza emersa dopo numerosi data breach, in occasione della due giorni del “Villaggio Rousseau” tenutasi a Milano, Davide Casaleggio aveva annunciato i primi sviluppi di una nuova piattaforma per il voto online basata proprio sulla tecnologia blockchain (qui un articolo sull’evento e alcune spiegazioni sul funzionamento della blockchain).

Ne abbiamo parlato tanto, lo abbiamo pensato, immaginato, sperato, sognato. E ora c’è. Stiamo parlando del voto su blockchain, la nuova frontiera della democrazia diretta che consente di utilizzare la Rete in un nuovo modo”, queste le parole di Casaleggio nell’occasione.

Davide Casaleggio

A questa iniziativa aveva risposto il PD, all’epoca ancora decisamente all’opposizione, per bocca di Francesco Boccia (oggi uno dei principali sostenitori dell’alleanza strutturale con il M5S) che aveva annunciato il progetto di una propria piattaforma, Hackitaly, da donare al PD. Da qui la creazione di un sito web e di una pagina Facebook specifica per Hackitaly. Sito e pagina chiaramente mai più aggiornate, segno che il progetto non è più proseguito. Ma in ogni caso nessun accenno a blockchain.

Ma è ad agosto 2020 che Davide Casaleggio alla Conferenza EURO-PAR 2020 (tenutasi a Varsavia) presenta ufficialmente il suo sistema di voto elettronico, chiamato Terminus e definito “Sistema di voto digitale del XXI secolo” (qui un articolo di Luciano Capone sul Foglio), alla base del sempre annunciato superamento della democrazia rappresentativa. Sistema di voto, quasi superfluo specificarlo, basato proprio sulla tecnologia blockchain e in particolare sulle soluzioni tecnologiche usate da “Monero”, una criptovaluta nata di recente sull’onda del successo del Bitcoin.

Ora, anche senza essere degli esperti sistemisti, è chiaro che un sistema di voto elettronico basato su blockchain non lo si sviluppa in due o tre mesi nel sottoscala e con qualche tecnico recuperato tra i militanti del partito. Per cui è più che lecito porsi qualche domanda su chi lo abbia sviluppato. È da escludersi che sia stata chiesta una mano a qualche società esterna (cosa confermata di recente da Vaccari), magari con sede in via Visconti di Modrone a Milano? Magari proprio a quella società che controlla il M5S con il quale la segreteria nazionale di Zingaretti è desiderosa di convergere?

Salizzoni

E questi dubbi e sospetti è difficile scacciarli via se si pensa che la notizia della nuova piattaforma ha rimesso in gioco un candidato dichiaratamente più morbido con il M5S, in linea quindi con l’orientamento dell’attuale dirigenza del partito, e che tra l’altro ha manifestato la sua volontà di candidarsi solamente dopo che il rettore del Politecnico Saracco, altra persona di spicco ben vista dalla sindaca Appendino e da alcuni maggiorenti del PD nazionale e locale, aveva dichiarato la propria indisponibilità.