Covid e giovani: il contagio di una generazione

Questi sono stati mesi molto duri per tutti noi, a marzo ci siamo trovati tutti improvvisamente chiusi in casa fino a maggio, quando i contagi da coronavirus iniziavano ad essere in calo, tendenza che si è stabilizzata solo ad agosto. Poi, verso Ferragosto, abbiamo incominciato a rivedere un netto aumento dei casi e soprattutto si è abbassata l’età media dei contagiati.
Sembra dunque ovvio che questo aumento dei casi tra i giovani è dovuto al fatto che molti giovani sono stati irresponsabili e che c’è stato un rilassamento nel comportamento di molti di loro ed è questo un fatto grave.
Io penso che quando si parla di giovani bisogna dividerli in due categorie, la prima è quella dei “giovani” che sono i ragazzi e le ragazze dai vent’anni in su, la seconda è quella dei “giovanissimi”, cioè i preadolescenti e gli adolescenti.
Partiamo dalla prima categoria, cioè quella dei giovani che hanno dai vent’anni in su, categoria della quale faccio parte anch’io. La mia categoria è quella che quest’estate si è comportata peggio. Di norma un giovane è spesso spavaldo e in una situazione diversa da questa ce ne saremmo disinteressati, ma in questa situazione, l’atteggiamento spavaldo ed esibizionista di molti giovani è stata una cosa stupida e grave, perché oltre ad esporsi ad un rischio molto grande, hanno messo a rischio la salute dei loro cari e dei loro amici. Forse i componenti della mia categoria si sono dimenticati le immagini dei carri militari di Bergamo e dei 47.000 morti per il covid in Italia. Questo atteggiamento non può essere giustificato dal fatto che siamo stati confinati per mesi e che tutti noi in questi mesi abbiamo fatto dei sacrifici, perché proprio questo atteggiamento rischia di rendere inutili quei sacrifici.
Diverso invece è il caso dei “giovanissimi”. Contro i giovanissimi non possiamo puntare il dito per il semplice fatto che non possiamo chiedere ad un dodicenne di avere un atteggiamento maturo che dovrebbe invece già possedere un ragazzo di venticinque anni. Quelli che hanno la responsabilità in questo caso sono i genitori, che dovrebbero discutere maggiormente di quanto sta accadendo con i loro figli e educarli ad avere un atteggiamento corretto tenendo conto della situazione.
Questa estate ho fatto il volontario a un corso estivo di basket dove era obbligatorio misurarsi la febbre e portare la mascherina quando si scendeva in palestra. La maggior parte degli atleti aveva più o meno 13 anni e nonostante io abbia raccomandato più volte ai ragazzi di portarsi la mascherina molti se la dimenticavano e questo era dovuto a una mancanza di attenzione da parte dei genitori, che dovrebbero invece essere più presenti e attenti.
Io quest’estate ho deciso di non andare in vacanza per un senso di responsabilità, e altri giovani della mia età hanno fatto la stessa scelta o una scelta simile. In tanti altri invece hanno deciso di seguire il motto “sono giovane e quindi mi devo divertire” ma la situazione attuale è spesso dovuta al comportamento irresponsabile che molti giovani hanno tenuto andando in discoteca e riaprire le discoteche è stato sicuramente un grave errore, perché è impossibile in quel contesto rispettare i distanziamenti.
Probabilmente, la causa di questi atteggiamenti irresponsabili di molte persone della mia generazione deriva dal fatto che noi siamo una generazione garantita in tutto e molti giovani probabilmente pensano che la giovinezza sia per sempre, sentendosi un po’ dei “Dorian Gray”, non rendendosi invece conto che così facendo rischiano di mandare a monte tutti i sacrifici che siamo stati chiamati a fare nei mesi del confinamento.
Il vero problema è che il pensiero di molti giovani contemporanei si limita alla prossima foto da postare sui social, divertendosi ad ascoltare persone assurde come la signora che da mesi posta video dove urla, da una spiaggia di Mondello in Sicilia, “Coviddi non c’è n’è”, invece di ascoltare virologi di importanza mondiale come Ilaria Capua.
L’invito che faccio a questo genere di giovani è di aprire gli occhi e rendersi conto che il covid esiste e non è un’invenzione di Bill Gates per far vendere più vaccini alle multinazionali.