COVID E LAVORO: IL SEGNO DI UNA GENERAZIONE

Quest’anno è stato senza alcun dubbio un anno molto difficile per il nostro paese, uno dei più colpiti dalla pandemia del Coronavirus, pandemia che tuttora agisce e che può ancora fare molti danni a livello sanitario e economico.
Una delle più gravi conseguenze della pandemia è sicuramente la crisi economica, che causerà la chiusura di molte imprese e, come nella maggior parte delle crisi economiche, colpirà soprattutto i giovani.
Secondo gli ultimi dati, in Italia, dall’inizio della pandemia, un giovane su sei ha perso il posto di lavoro, su un totale di 425.000 persone disoccupate a causa del virus. A luglio c’è stato un aumento dei posti di lavoro del 9.7%, che può essere considerato un notevole aumento solamente se lo compariamo con i mesi del confinamento, mentre, se prendiamo in considerazione gli anni precedenti, è sicuramente un dato nettamente inferiore.
I giovani sono più a rischio perché lavorano spesso nelle attività più colpite dalla crisi, come ad esempio quelle di ristorazione : pub, bar e ristoranti.
La distribuzione del bonus di 600 euro è stata utile solo a certe attività, meno colpite o gravate da costi più leggeri di quelli di altre. Forse il bonus andava pensato in maniera più elastica e tenendo conto delle specifiche situazioni. Bisogna però anche dire che il Covid ha fatto solo emergere tutta una serie di problemi che in Italia c’erano già prima dell’epidemia; da anni molti giovani si trasferiscono all’estero perché in Italia non c’è per loro alcuna speranza lavorativa. Questo è un grave problema, che rischiamo di portarci dietro ancora per molti anni.
Ciò che dobbiamo chiederci è come possiamo rendere l’Italia un paese più accessibile ai giovani a livello lavorativo.
Si rendono quindi necessarie delle riforme strutturali del mercato del lavoro, con politiche inclusive per avviare i giovani all’occupazione subito dopo la conclusione della formazione scolastica, garantendo loro una professionalizzazione a lungo termine.
Infatti, con il permanere di questa situazione, oltre a rischiare una diseguaglianza giovanile sociale, come ha detto Mario Draghi al meeting di Rimini, rischiamo di perdere un’intera generazione di giovani, e questo non ce lo possiamo permettere.