FAMIGLIE CON DISABILITÀ E COVID

da Giu 20, 2020News

Live Sara Collicelli

di Sara Collicelli

Sabato 13 giugno ho avuto l’onore di poter moderare una delle dirette Facebook di Diritto.

Per prima cosa, vorrei sottolineare quel pizzico di emozione dovuto al condurre la prima diretta come associazione e non più come comitato. Un passo enorme per il nostro gruppo che riempie ognuno di noi di orgoglio e che ci rende tutti ancor più fieri di farne parte. Ci aspettano tante sfide e sono certa sapremo affrontarle nel migliore dei modi possibili e con il nostro immutato coraggio e con la nostra sempiterna passione.

Nello specifico della diretta (che potete rivedere seguendo questo link) ho avuto modo di dialogare con tre grandi donne: Enrica Baricco , presidente di CasaOz; Francesca Raineri, di A.I.R. Down e la nostra Monica Roggi.

Con loro ho parlato di famiglie con disabilità, come hanno vissuto questo periodo di emergenza covid e come, soprattutto, si preparano (come famiglie e come associazioni) a riprendere le loro attività quotidiane nel post-covid.

È stato un incontro molto bello, sinceramente intenso e produttivo. Lo dico fuori da ogni retorica. Scoprire, ad esempio, che anche durante l’emergenza covid ci siano stati degli esempi positivi, che risuonano come aria fresca in un quadro di “semi abbandono”  da parte delle istituzioni nei confronti dei più fragili.

Sia chiaro : l’impegno profuso per contrastare l’emergenza covid è stato, a mio avviso, encomiabile. Dovremmo essere sempre grati a medici, infermieri e personale sanitario tutto per il lavoro svolto in quei mesi terribili. E anche per il lavoro che quotidianamente svolgono. Così come, penso, che un grazie vada rivolto anche alle amministrazioni per il puntale monitoraggio del rispetto delle regole.

Ma mio obiettivo oggi scrivendo queste righe non è raccontarvi cosa ci siamo dette in quella diretta, potrete rivederlo da voi. Non è neanche quello di ringraziamenti alle autorità. Non credo sia questa la sede più adatta.

Desidero invece condividere alcune delle considerazioni emerse in quell’occasione.

Prima fra tutte, il concetto di resilienza. Un concetto a me molto caro (uno dei miei tatuaggi è proprio la parola resilienza). Un concetto caro a molti, a dir la verità. Una parola a volte dimenticata ma a volte anche abusata. E delle volte data anche per scontata. Sembra che aleggi una sorta di leggenda metropolitana per cui una volta sviluppata la resilienza non vada coltivata.

Spesso durante il nostro incontro è emerso come per molte famiglie il lockdown sia una condizione costante, perenne, ineludibile. E sempre che a questo si accompagni la farsa idea che se a essere chiuso in casa tu sia già abituato non ne soffrirai.

Nulla di più sbagliato. L’abitudine porta all’assuefazione. E l’assuefazione porta alla sofferenza. E porta a qualcosa di ancora più doloroso: essere lasciato ai margini perché “tanto hai già imparato a cavartela da solo, puoi farlo anche adesso”

Da qui, la seconda e importantissima considerazione. È necessario, indispensabile e vitale, un continuo costante e attento confronto con le istituzioni. Per le famiglie e per le associazioni che di queste famiglie si prendono cura. Se riprendere in mano le realtà pubbliche è ASSOLUTAMENTE importante, è altrettanto importante che vengano fornite indicazioni e aiuti anche alle associazioni che si occupano di disabilità e di difficoltà in generale.

Ci apprestiamo a vivere un momento di grande ricostruzione. Ricostruzione delle nostre vite, delle nostre quotidianità. Delle nostre sensazioni, emozioni, vissuti e percepiti. E in questa fase di ricostruzione non deve essere lasciato indietro nessuno. NESSUNO.

Serve un contatto e un confronto constante con le istituzioni. Serve una maggiore diffusione comunicativa su TUTTO il territorio di quelle che sono non solo le attività delle associazioni, fiore all’occhiello della nostra rete di tutela e protezione sociale. Ma anche, banalmente, della loro esistenza.

Viviamo nella tempesta e dobbiamo viverci insieme.

Durante la mia diretta ho citato una canzone di De André “qui nel reparto invisibili per un capriccio del cielo”.

Immagino un mondo in cui nessuno debba sentirsi invisibile per un capriccio delle amministrazioni. E mi impegnerò perché ciò non avvenga.