Evviva i centri estivi! Anche in epoca di COVID-19

da Giu 2, 2020News

di Sara Collicelli

Tra poche settimane ripartiranno i centri estivi. Abitudine consolidata in molti comuni e per molte famiglie.

È questa una notizia attesa a lungo, da tutti. Dalle famiglie, dei bambini che potranno ritrovare i loro amici e/o farsene di nuovi. Dalle cooperative che gestiscono i centri estivi, che potranno lavorare. Dai ragazzi che nei centri estivi lavorano.

Si perché i centri estivi sono occasione per molti ragazzi di fare le prime esperienze lavorative e di guadagnare i primi soldi.

Sono occasione impagabile di socializzazione per i bambini, ma anche per gli animatori.

Ve lo dice una che per anni ha fatto l’animatrice e ora è educatrice. Sono esperienza impagabile. Non solo permettono, per noi che ci rapportiamo con bambini e ragazzi con difficoltà, di godere di un rapporto 1:1 che rende speciale e unico il rapporto con i bambini. Ma permettono anche la creazione di staff che possono anche durare nel tempo e resistere alla fine del centro estivo. Resistere ed esistere anche fuori.

Leggo oggi le linee guida dei centri estivi in epoca COFID-19. Aumenta (sulla carta) il numero di animatori e aumentano le regole da seguire.

Ben venga l’obbligo di uso mascherina per operatori e genitori al momento dell’arrivo al mattino e dell’uscita al pomeriggio. Ben venga il buon senso di non obbligo per i bambini di mascherina durante le attività ludico-motorie (che ricoprono circa l’80% del tempo durante un centro estivo). Ben vengano tutte le norme e le linee guida espresse.

Finalmente un segnale concreto di attenzione verso i bambini e, come detto, verso i giovani adulti che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro.

Lo sappiamo bene, in troppi sono stati lasciati indietro in questa emergenza. Forse per disattenzione, forse per incuria, forse per paura. Non voglio giudicare il passato. Voglio giudicare, o meglio, riflettere sul futuro. Affinché gli errori di ieri non siano ripetuti nel domani.

Per farlo è necessario agire oggi.

Anche passando dai centri estivi. Non siano lasciate sole le cooperative, non siano lasciate sole le strutture che li ospiteranno e non siano lasciati solo gli operatori. Non si chieda loro di diventare degli sceriffi. La salute dei vostri figli l’abbiamo sempre avuto in testa e nel cuore. Quando siamo in classe e quando siamo in giardino. Quando andiamo in mensa e quando facciamo le uscite didattiche. Ma abbiamo a cuore che si divertano. Se saremo messi nella posizione di fare solo i guardiani di un parcheggio diurno, il divertimento verrà meno. Per tutti.

Non solo. Mi dicono che tra i criteri per accettare i bambini ci potrebbe essere l’impiego di entrambi i genitori. Per la serie: se uno dei due non lavora, allora può stare a casa con il figlio.

NO.

Perché i centri estivi sono, lo ripeto, un momento di socializzazione per i bambini. Quella che, per ovvi motivi, manca se stanno a casa.

Infine permettetemi di spendere due parole sui bambini con disabilità. Sui miei bambini. Le regole per la nuova socialità che questa pandemia ci impone sono di difficile attuazione per alcune patologie. Non tutti i bambini possono comprendere e tenere il distanziamento sociale. Non tutti riescono a tenere la mascherina. Nelle linee guida viene indicato che il loro inserimento sarà subordinato al parere dei servizi. Servizi che, ad oggi, non riescono ancora a rientrare a pieno regime di lavoro. Temo che in tanti resteranno esclusi. E ancora una volta a pagare lo scotto più alto saranno i più deboli, i più fragili. È un rischio che non possiamo e non dobbiamo più permetterci.