Lo smart working durante la pandemia: luci ed ombre

da Mag 31, 2020News

di Davide Pistarino

In questo ultimo periodo di emergenza sanitaria, si è molto sentito parlare di lavoro agile o smart working.

Un po’ tutti abbiamo dovuto utilizzarlo per questioni diverse, soprattutto abbiamo dovuto utilizzarlo per ragioni lavorative.

Con lo smart working c’è chi si è trovato bene e chi no ; anche io ho dovuto utilizzarlo e devo dire che la mia esperienza è stata negativa.

Logico che lo  smart  working  funzioni bene in certi tipi di lavori e in altri invece no.

In un ambiente come quello scolastico può creare problemi. Prendiamo ad esempio il caso del professore di Torino che ha dovuto interrompere una lezione perché gli erano finiti i giga.  Questo è solo un esempio, ma che per la scuola si debba trovare una soluzione diversa è ovvio non solo e non tanto per ragioni tecniche, ma soprattutto per ragioni sociali. Il contatto umano è fondamentale per realizzare una concreta educazione : una conversazione, una discussione, un saluto non possono essere sostituiti da uno screenshot su Skype.

Ma prendiamo un altro esempio reale di ciò che sta accadendo nelle scuole, quello di Marisa Morabito.  Marisa insegna in una scuola media di Torino e alla domanda su come si è trovata ad insegnare con lo smart working risponde così :  “ Per il lavoro che faccio, che è quello di insegnante, mi sono trovata male. Perché il lavoro dell’insegnate, secondo me,  è un lavoro che si svolge, soprattutto, attraverso il rapporto umano ”. Marisa ci parla anche di come ha trovato la comunicazione con i suoi alunni : “ Comunicare coi miei alunni nella lezione attraverso un computer, non ti da gli stessi stimoli di una lezione di presenza. I ragazzi stessi, a volte, sono anche un po’ intimiditi, e poi non tutti riescono a partecipare e intervenire come invece accade quando si fa una lezione normale”.

Alla domanda su come si è trovata con le varie difficoltà tecniche che ci possono essere risponde : “Diciamo che la parte tecnica è stata abbastanza facile, anche grazie all’aiuto dei colleghi e dei famigliari. La parte più difficile è svolgere il lavoro d’insegnante, soprattutto trattando una materia come la mia, la matematica. Ci sono alunni che hanno delle difficoltà e che hanno bisogno di un controllo diretto”.

Marisa aggiunge però una nota positiva su questa esperienza : “ La cosa positiva di questa esperienza può essere il fatto che i ragazzi, essendo molto giovani in quanto alunni di scuola media, hanno imparato a usare la tecnologia non solo ed esclusivamente per giocare, comunicare con gli amici o scattare foto, ma anche per scopi didattici. Ora sono in grado di usare il computer per scrivere e inviare file ”.

Sostanzialmente Marisa fa una analisi piuttosto realistica della situazione scolastica relativamente allo smart working.  Tuttavia dalle parole di Marisa si capisce che la situazione non potrà proseguire in questo modo nelle scuole. Forse una soluzione potrebbe essere, soprattutto nelle elementari e negli asili, quella che si sta ipotizzando nei centri diurni, cioè quella di far operare il personale vestito con tuta e mascherina, essendo difficile per i bambini mantenere il distanziamento sociale.

Analizzando realtà lavorative diverse da quella di Maria, troviamo situazioni dove lo smart working ha funzionato bene, ad esempio il caso di Roberta.

Roberta è un’impiegata che lavora per un’azienda torinese e il suo bilancio dell’esperienza è sostanzialmente positivo : “ Per me l’esperienza del lavoro in smart working è stata una piacevole sorpresa.  Lavorando da casa, nell’ambiente che ti è famigliare, riesci a concentrarti meglio in quanto ti senti più a tuo agio. Il telefono squilla poco, non hai interruzioni, pertanto lavori con un miglior rendimento. Inoltre hai più tempo a disposizione se si considera che si elimina il viaggio casa-lavoro-casa.  Infine, riesci a pranzare con cibo sano e, soprattutto, con la tua famiglia, il che mi mancava da più di 30 anni”.

Le parole di Roberta riassumono aspetti positivi dell’esperienza smart working : minor stress ma anche più momenti di serenità con la propria famiglia, due elementi che mancano a molti lavoratori nella vita di tutti i giorni. Per tanti lavoratori, il potersi bilanciare tra lavoro e famiglia è stato molto importante nella situazione d’emergenza sanitaria che stiamo vivendo attualmente.

Lo smart working  è stato applicato e ha funzionato anche in altre realtà lavorative, come ad esempio nel caso di Alessia, che di mestiere fa l’operatrice per persone con disabilità.

Alessia mi ha raccontato la sua esperienza :  “Lo smart working mi ha insegnato un nuovo modo di lavorare. Con tempi diversi, modalità diverse e spirito diverso. Sapere di poter restare in contatto grazie alla tecnologia, seppure a distanza, è stato un vantaggio per tutti i ragazzi e per noi operatori. Ci siamo dovuti reinventare e riorganizzare le attività senza distrazioni . È vero ne usciamo senza voce e un po’ sfiniti ma sono felice dei risultati ottenuti.”

Fermo restando che lo smart working, in questo caso come in tanti altri, non può sostituire il contatto umano, ha  però permesso ad Alessia di mantenere un rapporto con i ragazzi disabili  in una situazione che rischiava di isolarli completamente dal mondo esterno.

E’ importante anche sottolineare che le ASL hanno aperto un servizio di smart working grazie al quale gli psicoterapeuti continuano a seguire i loro pazienti da remoto senza far loro mancare i benefici della terapia.

Nel considerare lo smart working, non dobbiamo solamente limitarci alla visione soggettiva che abbiamo di questo strumento, ma dobbiamo vedere l’impatto che ha avuto sulla realtà.

Attraverso tre storie, di Marisa, Roberta e Alessia, si possono vedere sia i lati positivi che quelli negativi di questo strumento e, premesso che lo smart working non potrà mai sostituire il contatto umano, almeno fino a quando non ci sarà una soluzione ai problemi posti dall’epidemia, in certe realtà lavorative andrà adottato, tenendo anche conto che molti dei contagi sono avvenuti sui luoghi di lavoro. Ma è ovvio che per settori come quello scolastico, andrà trovata una soluzione alternativa e già ora si sta molto discutendo sul ritorno sui banchi a settembre.  Come bilancio finale, si può dire che lo smart working è stato una soluzione momentanea che ha permesso a molte persone di poter operare in questo periodo difficile, e questo è un fatto indiscutibile.