VENERDÌ 21 FEBBRAIO, ORE 18.00, VIA MAZZINI 44 – UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE

da Feb 20, 2020News

di Luca Perrone

L’idea dell’incontro di domani nacque nei primi giorni di gennaio a seguito di un nostro articolo pubblicato sul sito di Diritto, successivamente ripreso da LoSpiffero e TorinOggi, con il quale esprimevamo il nostro appoggio alla linea della Segreteria Metropolitana di Mimmo Carretta, nonché di Stefano Lo Russo, in merito all’esclusione a priori di qualsiasi forma di alleanza con il Movimento 5 Stelle in vista delle future Amministrative di Torino. Erano momenti in cui forti pressioni venivano esercitate, localmente ma con chiare ispirazioni alle posizioni di importanti dirigenti nazionali del partito, in direzione opposta, e che portarono anche ad un formale documento di minoranza (edulcorato rispetto a quanto prima ventilato) nella direzione di via Masserano del 31 gennaio.

Al momento tali pressioni sembrano per fortuna essere scemate, anche se si potrebbe dire che il fuoco cova sotto la brace, e questo è un fatto molto positivo. Anche perché i nostri elettori e militanti, che soprattutto a Torino vivono con difficoltà l’esperienza di coalizione forzata del governo nazionale, difficilmente potrebbero comprendere tale scelta dopo aver toccato con mano la desolante e fallimentare amministrazione grillina della città. Ed allo stesso tempo potrebbe essere scelta altamente divisiva e lacerante della tradizionale coalizione di centrosinistra che ha amministrato in precedenza la città e che sinora si è presentata compatta alle sfide elettorali a Torino.

E bisogna inoltre tenere in conto che lo stesso Movimento 5 Stelle, dopo aver mostrato gravi lacune e deficit di preparazione nell’amministrare le città dove aveva vinto nelle ultime elezioni amministrative (Torino e Roma in primis, ma anche le tante disastrose esperienze di città piemontesi e torinesi come per esempio Venaria Reale) nonché nel governare il paese, sta progressivamente perdendo consenso con forti emorragie di elettori soprattutto verso i partiti di destra come la Lega e FdI. Non si capirebbe quindi quale apporto concreto in termini di voti potrebbe portare al PD e se tale apporto potrebbe mai bilanciare i voti in uscita dall’elettorato di centrosinistra che del M5S non ne vuole più sapere.

Questo non toglie che si debba fare di tutto per recuperare al centrosinistra quegli elettori grillini delusi che, provenendo per esempio da partiti tradizionalmente di sinistra, potrebbero nuovamente credere nei nostri valori e proposte politiche, anche se difficilmente chi ha sputato addosso al PD accusandolo delle peggiori nefandezze (Bibbiano tra tutte) e cedendo ad una massiccia e continua campagna di disinformazione, potrebbe fare marcia indietro. O rimarranno ancorati ai “vaffa” delle piazze di Grillo o, cosa più preoccupante ma realistica, migreranno verso le altre forme di populismo di Salvini e Meloni. Quanto recentemente successo, ovvero la presenza al comizio di Salvini di importanti dirigenti regionali delle principali sigle sindacali, dovrebbe far davvero riflettere.

Tuttavia, la questione dell’alleanza per il centrosinistra del 2021 rimane attuale e fondamentale. Dalle elezioni del 2016 lo scenario politico è radicalmente cambiato, non solamente a livello nazionale. Abbiamo assistito ad una progressiva ed inarrestata crescita dei partiti sovranisti e nazionalisti come la Lega e Fratelli di Italia (quest’ultimo soprattutto nell’ultimo periodo) che hanno oramai preso il sopravvento nello schieramento di centrodestra, oggi più che mai vera e propria destra, che ha a sua volta sdoganato ed in qualche modo legittimato partiti di ispirazione fascista come Casapound. Ma non bisogna pensare che il centrodestra a Torino sia solamente Salvini o Meloni, in quanto è sempre presente quell’elettorato moderato, anche di tradizione liberale, che dal ’94 ha votato Berlusconi. Lo stesso elettorato che ci ha puniti severamente al ballottaggio nel 2016 turandosi il naso e affidandosi alla figura (falsamente) rassicurante di Chiara Appendino pur di dare un segnale forte alla classe dirigente del PD e dei suoi alleati che, pur avendo amministrato bene la città per anni, aveva forse occupato troppo a lungo i gangli vitali del potere torinese senza sapersi sufficientemente rinnovare.

Non possiamo permetterci di regalare in partenza questo elettorato moderato (che comprende la media borghesia, i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti ed i liberi professionisti) alla destra, già forte di per suo. Ed è per questo che sin da subito dobbiamo sforzarci di costruire un’alleanza solida, qualcuno lo potrebbe definire il “campo progressista”, coinvolgendo nel progetto del programma i partiti ed i movimenti, sia quelli tradizionalmente alleati del PD sia quelli di nuova formazione, in grado anche di attrarre questi voti, senza chiaramente trascurare di aprirsi verso forze più di sinistra o di movimento come per esempio le Sardine.

Difficile dire se sarà possibile replicare a Torino quanto fatto da Bonaccini in Emilia Romagna. Fatto sta che, comunque, quell’esperienza e progetto di alleanza hanno avuto successo e sono stati il primo argine che ha retto contro l’onda prorompente della destra populista. Ed è difficile dirlo anche perché difficilmente a Torino la destra commetterà lo stesso errore di candidare un figura da retropalco come la Borgonzoni, dovendo quindi aspettarci che si debba competere contro un avversario di maggior peso ed attrattiva.

Ed è altrettanto azzardato affermare oggi che sia preferibile costruire l’alleanza intorno alla figura di un politico (magari anche dopo primarie di coalizione) piuttosto che a quella di un esponente della società civile. Corretto che già in questa fase tra le forze politiche vi sia anche qualcuno disponibile a proporsi sin da subito, mentre lascia un po’ perplessi che lo faccia qualcuno della società civile come nel caso del rettore del Politecnico Saracco invertendo un normale e tradizionale percorso di scelta e candidatura (come avvenuto con Castellani nel 1993). Anche perché il nome di Saracco, ancor prima della sua prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico durante la quale ha in modo informale avanzato la sua candidatura, era saltato fuori come possibile figura di garanzia, benvista dalla Appendino, per una possibile amministrazione giallo-rossa o anche come semplice garanzia degli interessi che la Casaleggio ha costruito in questi anni di giunta a 5 stelle.

Purtroppo occorre essere anche realisti e quindi non sottovalutare la possibilità che le fibrillazioni in seno alla maggioranza di governo a Roma possano portare a contrasti insanabili che avrebbero inevitabilmente conseguenze a livello locale. Ma il nostro impegno dobbiamo metterlo tutto.