PERCHÈ IL GIORNO DELLA MEMORIA

da Gen 27, 2020News

di Davide Pistarino

Oggi è il 27 gennaio e come ogni anno si celebra il Giorno della Memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto.

Il Giorno della Memoria è stato istituito ufficialmente nel 2005 dalle Nazioni Unite. Ma per quale motivo è stato scelto come giorno il 27 gennaio per ricordare le vittime dei campi di sterminio nazisti?

La risposta a questa domanda è che il 27 gennaio del 1945 L’Armata Rossa sovietica arriva a Auschwitz Birkenau, un campo di concentramento in Polonia dove i nazisti commisero le loro peggiori atrocità : si calcola che solamente ad Auschwitz siano morte 1.000.000 di persone.

Una cosa importante da precisare è che a creare i campi di concentramento non è stata la Germania nazista ma l’Inghilterra durante il periodo di colonizzazione del Sudafrica. I campi di concentramento sono stati creati dagli inglesi per internarvi i boeri, una popolazione di coloni di origine olandese.

Hitler, da prima della sua salita al potere nel 1933, teorizza l’eliminazione della popolazione ebraica. Negli anni precedenti l’avvento del partito nazista, in Germania c’era un clima di forte tensione dovuto alla sconfitta subita nella Prima guerra mondiale e alla crisi economica causata dai trattati di Versailles e gli ebrei erano visti come un capro espiatorio.

Una volta saliti al potere, l’idea iniziale dei nazisti non era quella di rinchiudere gli ebrei nei campi di concentramento, ma di deportarli nell’isola del Madagascar, idea che venne successivamente accantonata perché risultata impraticabile.

Solo successivamente si affermò l’idea dei campi di concentramento, campi di concentramento che con il nazismo diventano campi di sterminio. Bisogna infatti precisare che i campi di concentramento degli inglesi in Sudafrica erano una sorta di durissimi campi di lavoro.

Le informazioni su ciò che avveniva nei campi di concentramento nazisti durante la guerra erano minime, la visione più diffusa era quella che fossero, appunto, dei campi di lavoro.
Ci furono dei tentativi di far conoscere la verità al mondo, come per esempio quello di un deportato, che era riuscito a scappare da un campo, e, durante una visita a Varsavia del presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt, gli raccontò invano ciò che accadeva realmente all’interno dei campi.

Purtroppo anche l’Italia ha avuto dei campi di concentramento, come quello di Risiera di San Sabba a Trieste, che oggi è riconosciuto come monumento nazionale e il campo di concentramento di Fossoli, in Emilia Romagna.

Si ritiene che l’Italia, essendo il fascismo alleato dei nazisti, fosse al corrente dei campi e si ritiene che anche il Vaticano ne fosse informato. Si discute ancora sul fatto che papa Pio XII, durante tutto il periodo di durata della seconda guerra mondiale, non rilasciò dichiarazioni in merito, parlandone solo a guerra finita. Di fatto quindi le informazioni pubbliche sui campi di concentramento, fino all’ingresso dell’armata rossa sovietica ad Auschwitz e degli americani a Dachau e a Bergen Belsen, erano praticamente inesistenti.

Dopo l’ingresso nei campi, i soldati sovietici e americani scoprirono un inferno, con montagne di cadaveri ammassati e con deportati in condizioni fisiche e psicologiche oltre ogni limite di immaginazione. Lo sgomento era tale, che i soldati fecero entrare nei campi gli abitanti dei quartieri limitrofi ai campi per accusarli della loro indifferenza.

Lo “United States Holocaust Memorial Museum” calcola che I morti nei campi di sterminio siano stati tra 15.000.000 e i 17.000.000, di cui 6.000.000 erano ebrei. I dati però sono approssimativi, perché i cadaveri di molte vittime non sono stati ritrovati poiché sepolti in enormi fosse comuni. Tra queste vittime mai ritrovate ci sono Anna Frank e la sua famiglia, eccetto il padre, che è sopravvissuto e ha fatto pubblicare il diario della figlia. In memoria di Anna Frank, di sua sorella e di sua madre c’è ora una lapide nel campo di concentramento di Bergen Belsen.

I nazisti nei campi concentramento facevano deportare gli ebrei fino al quinto grado di parentela.
Dobbiamo ricordare che tra le vittime delle persecuzioni non c’era solamente la popolazione ebraica, ma anche persone con disabilità, dissidenti politici, omosessuali, transessuali, bisessuali e rom. Le persone con disabilità che non potevano lavorare venivano immediatamente mandate nelle camere a gas.

Di recente si è venuto a sapere che Hans Asperger, lo scienziato austriaco che ha scoperto l’omonima sindrome autistica, ha aderito al partito nazista, e si ritiene che alcuni suoi pazienti siano stati inviati ai campi. Su molte persone con disabilità furono effettuati test di laboratorio, usandoli come cavie.

L’Olocausto è la persecuzione sulla quale si hanno più dati. Ci sono molte fotografie che testimoniano ciò che è successo all’interno dei lager nazisti e ci sono state molte testimonianze di deportati sopravvissuti, come per esempio Primo Levi, futuro grande scrittore torinese, che ha raccontato la sua esperienza nei campi in romanzi come “Se questo è un uomo”.

Una delle testimonianze più forti è quella della già citata Anna Frank, che scrivendo il suo diario lasciò una testimonianza involontaria, narrandoci della vita nel piccolo appartamento di Amsterdam nel quale la sua famiglia viveva nascosta con un’altra famiglia di ebrei. Anna ci racconta la persecuzione nazista con gli occhi di un adolescente che ha speranza nella vita, speranza che non sa ancora che verrà tragicamente tradita.

Dell’Olocausto si è occupato anche molto il cinema, come per esempio il capolavoro diretto da Steven Spielberg “Schindler’s list”, tratto dal libro “La Lista di Schindler”. Racconta la storia dell’impreditore tedesco iscritto al partito nazista Oskar Schindler, interpretato da Liam Neeson, che assunse oltre 1.000 deportati ebrei nella sua fabbrica e così facendo ne salvò la vita.

Il film parla anche del rapporto che Schindler aveva con il folle gerarca nazista Amon Goth, interpretato da un grandissimo Ralph Fiennes, giustiziato dopo il processo di Norimberga.
Un altro grande film sull’Olocausto è “Il pianista” diretto da Roman Polanski, che racconta la storia del pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, interpretato da Adrien Brody (che per questa interpretazione ha vinto l’oscar come miglior attore protagonista). Ricordiamo che la madre stessa di Polanski è morta nei campi di sterminio.

In Italia si ricorda Giorgio Perlasca, un fascista inorridito dalle persecuzioni contro gli ebrei il quale, a Budapest, riuscì a salvare oltre 5.000 ebrei. Tra le persone più popolari che salvarono molte vite ci fu il grande ciclista Gino Bartali, che oggi è riconosciuto come giusto tra le nazioni, e poi ci fu Carlo Angela, il papà di Piero Angela e nonno di Alberto Angela. Era un dottore che fece ricoverare, facendole passare per malate, molte persone di origine ebraica e così facendo salvò loro la vita.
Molti carnefici nazisti fuggirono in giro per il mondo dopo il processo di Norimberga Tra questi bisogna ricordare Erich Priebke, agente della Gestapo che ordinò il massacrò delle Fosse Ardeatine a Roma, nel 1943, dopo l’8 settembre. Condannato all’ergastolo, scappò in Argentina. L’Argentina negli anni novanta concesse l’estradizione in Italia e Priebke è morto nel 2013 a Roma.

Molti nazisti, per sottrarsi al processo di Norimberga, si suicidarono : il caso più noto è ovviamente quello di Hitler, che nel suo bunker a Berlino, pochi giorni prima dell’arrivo dell’Armata Rossa, avvelenò prima sua moglie, Eva Braun, il loro cane e successivamente se stesso. Anche il ministro della propaganda Joseph Goebbels insieme alla moglie avvelenò i suoi figli per poi togliersi la vita.

Hitler pensò per decenni alla persecuzione degli ebrei e molti dettagli si leggono nel “Mein Kampf” (La mia battaglia), libro che Hitler scrisse nel periodo in cui era in carcere per il tentativo di un colpo di stato a Monaco di Baviera.

Il “Mein Kampf” è una specie di bibbia del nazismo. Al momento della sua pubblicazione, nel 1925 non ebbe un grande successo, ma più tardi divenne il testo guida del nazionalsocialismo, dove si attaccava la repubblica di Weimar in quanto democratica e si teorizzava la cospirazione ebraica.
Il personaggio politico al quale Hitler si ispirò maggiormente fu Benito Mussolini. Mussolini, fino all’8 settembre fu l’idolo indiscusso di Hitler, infatti per la costruzione del partito nazista prese come esempio il partito fascista italiano.

La vera domanda che dovremmo porci è come sia stato possibile tutto questo. L’Olocausto ha insegnato qualcosa all’essere umano?

Tanti i tentativi di trovare una risposta, ma l’unica cosa certa è che purtroppo i campi di concentramento esistono ancora oggi, basti pensare alla Corea del nord.

Si dice che la storia è maestra di vita, il che è assolutamente vero per qualcuno ma purtroppo non per tutti.

Termino questo articolo con una mia riflessione per far capire meglio il motivo per il quale ho deciso di scrivere questo testo.

Una commemorazione come quella del Giorno della Memoria ci deve servire a capire che è fondamentale ricordare che cosa è successo in Europa ormai 80 anni fa e spingerci a operare perché la storia non debba ripetersi.

Dobbiamo considerare che un giorno, quando tutti i deportati sopravvissuti e chi ha vissuto la guerra non saranno più tra noi, sarà nostro compito fare in modo che la memoria della tragedia della seconda guerra mondiale resti viva, perché riguarda tutti noi, anche se non direttamente.

Dobbiamo continuare a raccontare ai nostri figli e nipoti ciò che è successo, per dimostrare che chi è morto nei lager non è morto invano.