I T-Red garantiscono la sicurezza… ma solo delle casse comunali.

da Gen 8, 2020News

Sono le ore 23:00 di una serata dove la nebbia sta progressivamente riducendo la visibilità. Il semaforo che permette l’attraversamento pedonale di corso Casale all’altezza con via Romani passa sul giallo e poi, qualche secondo dopo, sul rosso. Si accende il verde dell’attraversamento pedonale mentre una macchina proveniente da piazza Borromini si ferma e lo stesso fa un’altra che proviene dalla Gran Madre.

Il signore che sta rientrando dalla passeggiata serale con il suo cane in Parco Michelotti si accinge ad attraversare, ma sa bene che anche con il verde quell’operazione è talvolta un azzardo, per cui guarda con attenzione a destra e a sinistra con una sorta di presentimento.

E difatti il suo sesto senso non lo tradisce, perché proveniente dal semaforo precedente (quello lungo corso Casale all’altezza con via Ferrante Aporti, che assieme a quello in questione sono i gli unici due dissuasori per gli automobilisti che solitamente interpretano il lungo rettifilo come quello dell’arrivo del circuito di Monza) ad alta velocità una prima macchina sfreccia diritta sulla corsia centrale bruciando consapevolmente il rosso.

A nulla valgono le rimostranze, purtroppo formali, del signore che a quel punto si trova quasi a metà carreggiata, perché nel frattempo una city-car che in un primo momento aveva cominciato a rallentare decide di emulare l’auto precedente accelerando e passando con il rosso a pochi metri dal signore con il suo cane.

Quest’episodio che si è voluto raccontare in terza persona non è che uno dei tanti che i pedoni, ed anche i ciclisti, che affrontano quell’attraversamento, come tanti altri a rischio in Torino, potrebbero testimoniare. E chi è solito attraversare in quel punto corso Casale (come anche al semaforo precedente) lo sa bene. Ma non tutti sono così esperti ed attenti, per cui esiste un concreto e serio rischio per la salute e vita dei cittadini che la Città di Torino non sembra voler considerare.

Mentre allo stesso tempo sembra che per l’Amministrazione Appendino il rischio connesso con le infrazioni di cui all’art.146 del Codice della Strada si possa riscontrare esclusivamente in corrispondenza di importanti snodi della viabilità urbana come presso quegli incroci dove sono stati già installati o saranno installati a breve i cosiddetti T-red, ovvero gli impianti di videoregistrazione in grado di documentare le infrazioni e permettere di elevare le relative sanzioni anche in assenza di personale della Polizia Locale.

E’ pur vero che gli incroci in questione sono statisticamente i più pericolosi in relazione al numero di incidenti, anche mortali, ma onestamente è difficile levarsi dalla mente il sospetto che la scelta effettuata possa essere dettata anche, se non principalmente, da motivi economici ovvero per “fare cassa”.

Perché proprio quegli incroci sono anche i più trafficati (da qui anche il dato statistico) e talvolta i più difficili da attraversare. E se sono i più trafficati ne deriva che siano quelli dove statisticamente sono più rilevanti in numero le infrazioni.

E non solamente le infrazioni consapevoli e volontarie come quelle descritte nella storia raccontata sopra, ma anche quelle piccole infrazioni che derivano talvolta dall’impossibilità di liberare l’incrocio in tempo utile prima che il semaforo passi sul rosso (bisognerà vedere se questi casi verranno affrontati cum grano salis dalla Polizia Locale, ma i precedenti esempi di Settimo e Moncalieri non sembrano deporre a favore di ciò), come anche quando, sempre per motivi legati alla congestione del traffico, ci si trovi fermi oltre la linea dello stop e si decida comunque di non proseguire.

Già i primi dati rilevati nella prima giornata di funzionamento degli impianti testimoniano di un numero spropositato di infrazioni. A titolo di esempio su Repubblica del giorno 3 dicembre si parlava di un totale di 600 “potenziali” infrazioni sui tre incroci monitorati nelle prime 24h di funzionamento ed ipotizzando che la sanzione applicabile possa essere quella minima prevista dal Codice della Strada ovvero 162,00 € si arriva ad un ipotetico incasso di 97.200,00 € al giorno. Qualcosa ci dice però che tale cifra possa essere sottostimata e destinata ad incrementarsi notevolmente con l’entrata in esercizio dei restanti 11 impianti T-red previsti.

Anche solamente ipotizzando che possa raddoppiare, si parla di “possibili” entrate per le casse comunali di circa 70 milioni di Euro all’anno.

Può quindi anche essere che la scelta dell’Amministrazione sia stata dettata dalla volontà di ridurre gli incidenti ed i morti sulle strade cittadine, ma è parimenti indubbio che si “faccia cassa”.

Pur rimanendo con questo tarlo nella testa, al momento non possiamo che sperare che perlomeno il 10% minimo di tali proventi, come previsto dal Codice della Strada (art.208, comma 4), venga destinato ad interventi realmente per la sicurezza stradale, in particolare a tutela degli utenti deboli quali pedoni, ciclisti, bambini, anziani, disabili, e, se non incluso nelle categorie precedenti, signori con cane come quello della nostra storia.