La n’drangheta tra noi – Siamo sicuri di sapere che cos’è la n’drangheta?
di Carlo Maria Tresso
La n’drangheta è considerata tra le più pericolose organizzazioni criminali del mondo con un fatturato che si aggira intorno ai 53 miliardi di euro (miliardi!) con numerose ramificazioni all’estero; la relazione della Commissione parlamentare antimafia del 20 febbraio 2008 la paragona alla struttura del movimento terroristico Al-Qaida….
Le sua attività principale è il narcotraffico, seguita dalla corruzione nella partecipazione in appalti, estorsione, usura, traffico d’armi, gioco d’azzardo e smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi; innumerevoli violenze, compresi omicidi di rara ferocia, caratterizzano la sua azione.
Ebbene, una organizzazione siffatta ha condizionato il voto nella nostra Regione e vuole condizionarne il governo fino a imporre un assessore “di propria fiducia”!
Evidentemente la n’drangheta considera quello piemontese un territorio ove praticare proficuamente le proprie attività criminali.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti tranne di coloro che non vogliono vedere; il degrado umano, ambientale e sociale, della nostra Regione deriva anche da tali attività e non è un caso che molti scelgano la via della fuga.
C’è da essere estremamente grati a forze dell’ordine e magistratura che hanno scoperto e punito l’episodio, agendo con competenza e decisione così come da anni stanno facendo (si pensi all’inchiesta “Minotauro”), e c’è da sperare che la loro azione estirpi sempre più questo corpo estraneo e maligno dalla nostra comunità.
C’è tuttavia da essere perplessi sul silenzio – così inquietante da far sospettare complicità o almeno tolleranza – da parte di persone da cui sarebbe stato lecito aspettarsi una reazione.
Spaventa in particolare il fatto che nella maggioranza nessuno abbia sollevato il problema e che nell’opposizione nessuno abbia chiesto lo scioglimento del Consiglio (almeno a quanto ne sappiamo, ben vengano delle smentite!).
Quanto meno sarebbe auspicabile che la giunta che ci governa adottasse misure drastiche che non solo la pongano al di sopra di ogni sospetto ma bonifichino alla radice il nostro territorio:
- l’istituzione di un ente regionale antimafia, con compiti consultivi e potere di veto verso provvedimenti sospetti
- una normativa organica sulle dipendenze di tutti i tipi (compreso l’alcol, l’azzardo e la prostituzione) basata sulla prevenzione e sulla repressione di chi sfrutta i più deboli
- una azione capillare antiracket, in analogia a simili esperienze in altre regioni (ad esempio: “addiopizzo” a Palermo)
- la bonifica delle “terre dei fuochi” piemontesi (esistono!)
- una analisi approfondita degli appalti, compresi quelli relativi alla TAV
- una iniziativa radicale contro il capolarato, sia in relazione al territorio piemontese sia nei confronti di prodotti derivanti dal lavoro di persone ridotte in schiavitù e commercializzati nella nostra regione
- una campagna di informazione e comunicazione che responsabilizzi chiunque sulla necessità di presidio e ove necessario denuncia.
Resta inteso che su questi temi non è immaginabile lasciare i politici da soli: in questa guerra vanno coinvolti tutti gli schieramenti, da quelli imprenditoriali a quelli finanziari, da quelli scolastici e universitari a quelli associativi.